“Sarebbe una festa per tutta la terra
Fare la pace prima della guerra.”
(Gianni Rodari)
La parabola ascendente della nona stagione di Doctor Who non dà alcun accenno a voler decrescere, anzi, man mano che gli episodi si susseguono si ha sempre più l’impressione di assistere a qualcosa di epico.
Il legame con lo speciale per il Cinquantesimo è così stretto che in Twelve rivediamo tutti i Dottori che lo hanno preceduto, ma in particolare in lui ritroviamo la stessa rabbia di Nine, la medesima dialettica di Ten ed i geniali diversivi tipici di Eleven.
La pace non ha razza, né ha un tempo.
“I am the peace. I am human and Zygon.”
Osgood si sta rivolgendo al Dottore, ma parla anche a tutti noi, dimostrando con la sua stessa esistenza che è possibile rinunciare a qualsiasi forma di ostilità. La tematica dell’ibrido, che ci sta facendo compagnia sin dalla prima puntata della stagione, passa quasi in secondo piano dinanzi ai momenti chiave dei due episodi.
Un gruppo di Zygon decide di rompere la tregua: non vogliono più un’esistenza camuffata da umani – e perfettamente integrata, a quanto sembra – ma desiderano poter riacquistare la loro vera natura ed essere riconosciuti dinanzi all’umanità.
È di fatto una rivendicazione della propria identità. Coloro che non si adeguano vengono uccisi come traditori e l’esecuzione filmata e mandata alla Unit è così terribilmente attuale che mette i brividi. Eppure tra questi alieni vi sono coloro che chiedono solamente un’esistenza tranquilla: le parole finali del povero uomo-Zygon, trasformato da Bonnie, trasmettono tutta l’angoscia di chi si trova intrappolato in una guerra non voluta né appoggiata ed è costretto a pagare con la propria vita.
Seriamente, dopo questi due episodi vi sono ancora persone che credono che il genere sci-fi non sia attinente con la realtà?
Ogni Dottore ha avuto il proprio monologo che lo ha contraddistinto. Sulla scia dei suoi predecessori adesso è il momento di Twelwe e sono parole di una tale intensità che alla fine è quasi impossibile non avere le lacrime agli occhi.
Che la Osgood box somigliasse moltissimo al Momento l’avevamo notato tutti sin dalle immagini promozionali. Le semplici coincidenze in Doctor Who nella maggior parte dei casi non sono tali, ma fanno parte di una trama precisa e che ha altrettanto delineate finalità. Così è stato.
Due scatole, quattro pulsanti, la possibilità di distruggersi a vicenda: è un Momento amplificato, anzi, duplicato, grazie all’idea delle due Osgood. Bonnie/Clara e Kate si contendono la lotta, ma tra loro c’è l’arbitro meno parziale della storia: un Dottore che conosce la terribile portata di un’azione così semplice da spazzare via tutta la propria razza.
Twelve lotta con le unghie e con i denti per non far precipitare le cose e nel suo monologo emergono un enorme dolore ed una ferita ancora aperta. Gallifrey è salvata, lo sappiamo, ma questo non cambia un dato di fatto, ovvero che per centinaia di anni egli si è seriamente sentito il responsabile dell’estinzione della popolazione del suo pianeta e che la sofferenza della sua gente è diventata una sofferenza immane ed indicibile.
Sono parole di un’intensità tale che dovrebbero essere imparate a memoria e recitate alle soglie di ogni conflitto. Non è un semplice discorsetto su quanto sia brutta la guerra, ma è un accorato appello a fermarsi per pensare, per cambiare idea, poiché tornare sui propri passi non è meno coraggioso che andare avanti con la rivoluzione ad ogni costo.
“I forgive you”.
Il perdono del Dottore. Quanti ne abbiamo visti, in queste stagioni? Tanti. Verso umani ed alieni.
Inutile fare giri di parole inutili: qui il Dottore si è attribuito una prerogativa divina ben precisa. Perdonare per indurre al ripensamento, alla redenzione. Perdonare perché il suo stesso errore non venga commesso da altri. Quanta sofferenza, quanta disperazione in queste parole, ma soprattutto, quanto dolore deve aver provato per giungere a supplicare affinché nessun altro lo rinnovi?
E qui non posso non tornare alla prima domanda: siete ancora convinti che lo sci-fi sia un genere che non si addice all’attualità?
Finita questa rivoluzione, e poi?Oh, è sufficiente aprire un qualsiasi testo di storia per comprendere quanto il Dottore abbia ragione. Non esistono rivoluzioni che terminano con la pace perpetua, ma ci sarà sempre, in un modo o nell’altro, qualcosa che altererà l’equilibrio creato. È il tentativo di un alieno di far ragionare un altro alieno, ma la questione è rivolta in realtà a noi umani.
La vera pace non è immobilità, è piuttosto un continuo cambiamento che si attua volta per volta e solo essendo disposti a pensare, a sedersi e parlare, è possibile ottenerla.
La vera pace è una costruzione continua.
Per la terza ed ultima volta, venite ancora a dirmi che Doctor Who è pura fantascienza che non è attinente al reale, se ne avete il coraggio.
Chiara Liberti
“Guarda più da vicino”
(American Beauty)
“Non tutto è come sembra”
(Fringe)
Ci perdonerete, spero, se questa recensione sarà una sorta di flusso di pensieri e non brillerà per coerenza, ma questa volta ci sentiamo di farla così.
Fin dall’inizio del settimo episodio abbiamo notato un’atmosfera a noi familiare, non so quanto sia voluta, a volte si scrive qualcosa ispirandoci anche solo a livello inconscio ad un’opera che abbiamo amato e solo dopo si accorge di questo.
Non sappiamo se Moffat sia amante di Fringe e del lavoro di Abrams in generale, certo è che il modo di agire degli Zygon ricorda non poco l’atteggiamento dell’altro universo: entrambi sembrano quelli che attaccano, distruggono, fanno la guerra.
Entrambi paiono i cattivi.
Poi viene svelato un fatto che cambia le carte in tavola e ci fa pensare, per l’ennesima volta, che dividere il mondo in buoni e cattivi non sia salutare.
Chi ha visto Fringe sa per quali ragioni agiscono quelli dell’altro universo, lo sa bene e dopo il ribaltamento avvenuto verso la fine della seconda stagione non si può più vedere la serie di Abrams allo stesso modo.
Prima di continuare con il paragone facciamo una piccola digressione.
La prima regola è: il Dottore mente. Ma quando decide di aprire il cuore lascia intravedere un abisso che è lo specchio dei secoli che ha vissuto. Nel settimo episodio della nona stagione gli autori ci mostrano cosa ne è stato della tregua tra umani e Zygon, riprendendo le vicende dell’episodio del 50mo anniversario. Sappiamo finalmente cosa è successo alla povera Osgood e gioiamo per questo: ha un suo duplicato Zygon e, non solo, è stata messa come guardiano della tregua tra le due fazioni. Una tregua che però rischia di saltare in aria a causa di una fazione ribelle che vuole disseminare il panico.
Osgood avvisa il Dottore con due sole parole mandate via sms: “Nightmare Scenario.”
E in breve diventa davvero uno scenario da incubo, con gli esseri umani ridotti a cenere e gli Zygon pacifici che rischiano di dover tornare alla loro forma originaria anche se questa non è la loro volontà. Si scopre più avanti per quale motivo gli Zygon hanno scatenato la guerra, un motivo non dissimile da quello che scatenò la rabbia dell’altro universo in Fringe.
Un bambino, un piccolo della loro specie, ha perso la sua forma umana ed è apparso così com’è.
E tutti lo hanno additato come mostro.
Non sappiamo se sia stato ucciso, probabilmente sì.
Ora provate a pensare di trovarvi in quella situazione lì.
Come diceva sopra Chiara: davvero la fantascienza non è reale?
Quante persone vengono additate come mostri per il loro aspetto, le loro idee, la loro sessualità, il colore della loro pelle e potremmo continuare all’infinito…
Questo non significa che fare la guerra è giusto.
Mettiamo subito un punto fermo.
Non lo è.
Per quanto ci riguarda non esistono guerre giuste.
Non esistono violenze giuste.
Esistono però persone che si trovano in mezzo a dolori indicibili, che chiedono le giuste rivendicazioni per poter vivere come tutti gli altri.
Il povero Zygon, che ha ripreso la forma originale suo malgrado, voleva solo quello.
Vivere in pace, in mezzo agli altri, sentirsi a casa, non essere trattato da mostro.
E di nuovo, perdonateci, ci viene da pensare a Fringe, a quando un mutaforma che ha preso le sembianze di un essere umano, si considera ormai parte di una famiglia umana e spera che il “figlio” lo possa considerare sempre il suo migliore amico, anche nel suo aspetto da “mostro”.
L’accettazione del diverso, della sua propria identità e unicità è una tema fondamentale di questi due episodi.
E il Doctor comprende cos’ha spinto Bonnie a macchiarsi di tanti crimini, sa che ha fatto delle cose atroci, non la giustifica, ma la perdona perché anche lui ha passato dolori ed esperienze simili.
Le fa capire che per quanto si possa avere ragione, la violenza non porta mai a qualcosa di positivo, se non ad altro dolore, altra sofferenza.
“Sedetevi e parlate!”
Il Doctor perdona perché si immedesima nelle sofferenze umane, non giudica, sa che esse possono portare a fare sciocchezze, a compiere crimini.
Ancora una volta ci viene in mente Fringe quando un altro figlio di mondi diversi, Peter Bishop, impose ai questi due universi di dialogare, di fare pace, perché l’uno senza l’altro sarebbero morti.
Camminare insieme con chi ci ha ferito, offeso, umiliato, oltraggiato, non è facile.
Tuttavia il Doctor ci insegna anche questo.
Ci permettiamo di aggiungere che il dialogo finale tra il signore del tempo e Osgood è forse l’emblema di questo episodio.
“Chi sei umana o Zygon?”
“Risponderò a questa domanda quando non avrà più importanza…”
Anche qui cogliamo una citazione, non sappiamo se voluta, stavolta da “Le guide del Tramonto” di Arthur Clarke e sul reale aspetto dei Superni, che non vi sveliamo.
E diteci ancora che la fantascienza non parla di attualità.
P.S. Ci sono ancora dei deboli segnali che vorrebbero prepararci alla dipartita di Clara. Sono segnali ambigui. Alla fine del settimo episodio la si vede imprigionata dentro un bozzolo. E’ morta? E’ quello che gli autori avrebbero voluto farci credere ma, ragionando a mente lucida, avremmo dovuto trarne da noi le conseguenze. Ricordate la prima volta che l’abbiamo incontrata in The Dalek Asylum o, ancora una volta, all’inizio di questa stagione? Pensate che quella Clara non sarebbe riuscita a trovare un modo per dare dei segnali dal suo stato di clausura? E così è stato.
Se Moffat ha disegnato il primo episodio della ottava stagione come pesante invettiva contro coloro che si permettevano di criticare la scelta di Capaldi come dodicesimo volto del Dottore, ha anche disegnato Osgood: una fan sana, una che non solo conosce perfettamente la logica del Dottore ma arriva persino a farla sua, mentendo sulla natura delle due scatole. Il Dottore stesso lo riconosce e dice, alla fine dell’episodio: “sono un vostro grande fan”.
ri-p.s: il Doctor ha un paracadute con il disegno della Union Jack. Nel periodo di Nine e Ten si parla spesso della Union Jack, in particolare negli episodi de “Il bambino vuoto” e “La trasmittente”.
Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia
Ciao Silvia e Simona!
La recensione è molto bella come al solito e coglie appieno il senso della storia!!!!!
Capaldi è un Dottore sontuoso e finalmente ha lo spazio che si merita!!!! Mi piace molto la stagione anche se fatico a capirne il leit motiv!
Comunque. …….se non lo avete ancoea visto…guardate Torchwood s03 in cui Capaldi interpreta un meraviglioso John Frobisher: credo sia il punto più alto di RTD!
Grazie per i complimenti socio, anche a nome di Chiara. Sono contenta che tu abbia apprezzato la nostra recensioni e che ritieni che abbia colto bene il senso della storia. Verissimo quello che dici su Capaldi. E’ strepitoso e finalmente è nel suo elemento!
Il leit motiv non è di facile intuizione in effetti, ma c’è
Appena posso finirò Torchwood!
Ciao
E’ dalla nona stagione che seguo le recensioni di Doctor Who e in questo sito trovo che siano chiare, complete e con molti paragoni guardando ogni piccolo particolare della puntata
Grazie
Grazie per il tuo splendido complimento. Questi due ultimi episodi sono stati difficili da recensire, proprio per la mole di spunti di riflessione che portavano. Purtroppo gli eventi di questi giorni ci hanno mostrato quanto il suo monologo contro la guerra è vivo e dovrebbe far riflettere tutti noi.
Continua a leggerci, anzi se qualche volta vuoi condividere qualche spunto di riflessione sull’episodio, fallo pure attraverso i commenti. Ci farà piacere fare un confronto tra appassionati.